
La stessa logica è quella che ha spinto Papa Francesco, una “istituzione” molto più antica del governo degli Stati Uniti, a “scommettere” su Luca Milanese, anche lui poeta, anni 28, sei in più di Amanda. Il Papa non ha “usato” una logica, il suo è un gesto che, come tanti altri, gli è venuto naturale, senza starci a pensare troppo, del resto sono quasi otto anni che predica, tra le altre cose, la necessità di riallacciare quel filo spezzato che esiste tra le generazioni, tra nonni e nipoti. E lui ieri ha fatto questo, ha fatto il nonno che si è messo in dialogo, cioè innanzitutto in ascolto, di due ragazzi che sono diventati come suoi due nipoti: Luca, giovane poeta che ha pubblicato una raccolta di liriche, intitolata Rime a sorpresa, alla quale il Papa, è il caso di dire veramente “a sorpresa”, ha voluto scrivere la prefazione, e Joy, una ragazza nigeriana che non ha scritto nulla ma è la protagonista del testo biografico scritto su di lei da Mariapia Bonanate Io sono Joy, che racconta le sue (dis)avventure. Di Luca e Joy abbiamo parlato ieri su queste pagine. La storia di Joy non è “lirica”, ma drammatica. Però tra le righe di quella vicenda, ricca di crepe e fratture filtra una luce, passa quell’ossigeno che diventa parola, racconto, e così arriva fino a noi, anche grazie all’aiuto di chi come Francesco si ferma ad ascoltare e si lascia com-muovere. Il nome Joy fa venire in mente il bel titolo dell’autobiografia dello scrittore inglese C.S. Lewis, Surprised by Joy, “Sorpreso dalla gioia”, e di fronte a questi tre piccoli episodi la sensazione è proprio quella: una lieta meraviglia per un Papa che non scrive una prefazione al libro di un poeta classico, Dante, Borges o il suo amato Virgilio, ma sceglie Luca Milanese, un poeta inevitabilmente “acerbo”, per meglio dire, un germoglio. È la conferma di quella visione che il Papa sin dall’inizio ha offerto all’attenzione di chi si mette in ascolto della sua parola: avviare i processi, non occupare spazi. Avviare e anche accompagnare, proprio come i nonni che con la forza dell’esperienza che è diventata memoria conducono per mano i nipoti dandogli respiro, orizzonte, fiducia.
Amanda, Luca e Joy hanno in comune non solo l’età ma anche la parola, poetica e narrativa. Questi tre giovani sono diventati storie, racconto e le loro storie “fanno testo”, nel senso di “tessuto”. Di questo oggi c’è estremo bisogno, di tessitori, capaci di ricucire gli strappi che lacerano le relazioni personali e quindi il “tessuto” sociale. Tanto si è detto negli ultimi decenni della nostra società contemporanea, definita spesso come “nichilista”, una parola che viene da nihil, “niente”, ma nihil a sua volta viene da “ne-hilum”, cioè “senza filo”. Abbiamo perso il filo e tutto è sfilacciato, sconnesso, ma nulla è perduto: se ci sforziamo a riallacciare i legami tra le generazioni la storia degli uomini, fatta di tante storie (tutte grandi) come quelle di Amanda, Luca e Joy, potrà ripartire, riprendere vita, espandersi. È un lavoro da tessitori, cioè da poeti, giovani e vecchi, insieme.
riprendere vita, espandersi. È un lavoro da tessitori, cioè da poeti, giovani e vecchi, insieme.