«Non stiamo al balcone, partecipiamo»

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L’augurio del vescovo Francesco Beschi alla Chiesa di Bergamo in occasione della Pasqua.

In questa Pasqua, cuore del Giubileo della Misericordia, vorrei consegnare come augurio sincero e profondo per tutti e per ciascuno due parole che Papa Francesco ha fatto diventare slogan, con quella forza della semplicità del Vangelo che lo contraddistingue in modo eccezionale: «No balconear, sì primear». Vorrei che questo augurio giungesse alla nostra Chiesa di Bergamo, ma che si allargasse anche alla società di questa nostra amata terra, per fruttificare nella vita di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Papa Francesco spiega così il primo termine «balconear». «Nel dialetto di Buenos Aires significa stare al balcone, guardare senza partecipare, senza coinvolgersi. Proprio quello che i cristiani non devono fare. Si gettino nella mischia, si assumano responsabilità, affrontino le sfide. Vuol dire non aspettare, ma rendersi disponibili e accoglienti nell’andare incontro; vuol dire non avere paura della strada, delle sue difficoltà e dei suoi ostacoli; anzi, essere sempre coraggiosi e creativi nel rinnovarsi, nell’impegnarsi e nell’osare di più, perché si sa dove si va e chi ci accompagna lungo il cammino. Il cristianesimo – continua Papa Francesco – non è una fede-laboratorio, ma una fede-cammino, né è un compendio di verità astratte, bensì un’esperienza di vita. Non va vissuta nel chiuso di una stanza o di una chiesa, ma va sperimentata sul campo, in mezzo alla gente e alle prove quotidiane». «No balconear» però non è sufficiente. In quel testo fondamentale che è l’Esortazione Apostolica «Evangelii gaudium», la gioia del Vangelo, che Papa Francesco ha definito «le linee guida del pontificato», ci consegna una seconda parola essenziale: «primear, prendere l’iniziativa, fruttificare e festeggiare» (EG 24). È proprio questo lo spirito della Pasqua. Dice il Papa: «La comunità sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa e per questo essa sa prendere l’iniziativa andando incontro, cercando i lontani e arrivando agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Per costruire il futuro, non basta l’ottimismo: ci vuole la speranza. Non, però, una speranza ingannatrice, come spesso accade nelle fuggevoli promesse umane dei tanti parolai che promettono illusioni. Non lasciamoci rubare la speranza». La forza della Pasqua è la stessa forza della primavera che smuove energie che producono germogli di vita nuova. Sempre il Papa, parlando proprio della Pasqua ad alcuni giovani, ha fatto un riferimento al sudario di Gesù, traccia che gli Apostoli trovano nel sepolcro vuoto, all’alba del giorno della risurrezione. «Il sudario non ha le tasche. Me lo diceva mia nonna Rosa – dice Papa Francesco – è inutile cercare di accumulare per se stessi. Dobbiamo piuttosto condividere, perché noi porteremo in cielo soltanto ciò che abbiamo condiviso con gli altri. Solo quando la conversione arriva alle tasche è sicura. Cristiani di cuore? Si, tutti. Cristiani di anima? Tanti. Ma cristiani di tasche pochi, pochi!». L’augurio sincero che vorrei giungesse a tutti è di poter portare la Pasqua nella tasca del cuore. Che la forza della vita nuova che il Signore ci dona arrivi in ogni casa – soprattutto dove c’è sofferenza, preoccupazione o attesa – ma ancor più arrivi nelle tasche del cuore di tutti. La forza della primavera della grazia ci accompagni ovunque andiamo, per non lasciarci inaridire dalla mediocrità del «balconear» ma farci risorgere a quella vita nuova che fa «primear, fruttificare e festeggiare». Buona Pasqua.

Francesco Beschi

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