La canonizzazione dei due papi

10154962_252315884953825_7981459557655999108_n10246536_252315908287156_5539810871630308312_nMESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI BERGAMASCHI IN OCCASIONE DELLA 
CANONIZZAZIONE DEL BEATO GIOVANNI XXIII

Cari amici bergamaschi,
avvicinandosi il giorno della canonizzazione del beato Giovanni XXIII, ho sentito il desiderio di inviare questo saluto al vostro Vescovo Francesco, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici della Diocesi di Bergamo, ma anche a coloro che non appartengono alla Chiesa e all’intera comunità civile bergamasca.
So quanto bene volete a Papa Giovanni, e quanto lui ne voleva alla sua terra. Dal giorno della sua elezione al Pontificato, il nome di Bergamo e di Sotto il Monte sono diventati familiari in tutto il mondo e ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza, essi sono associati al suo volto sorridente e alla sua tenerezza di padre.
Vi invito a ringraziare il Signore per il grande dono che la sua santità è stata per la Chiesa universale, e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie povere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità.
Certo, da allora il mondo è cambiato, e nuove sono anche le sfide per la missione della comunità cristiana. Tuttavia, quell’eredità può ispirare ancora oggi una Chiesa chiamata a vivere la dolce e confortante gioia di evangelizzare, ad essere compagna del cammino di ogni uomo, “fontana del villaggio” alla quale tutti possono attingere l’acqua fresca del Vangelo. Il rinnovamento voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II ha aperto la strada, ed è una gioia speciale che la canonizzazione di Papa Roncalli avvenga assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinnovamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato.
Sono certo che anche la società civile potrà sempre trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare una convivenza basata sui valori perenni della fraternità e della solidarietà.
Cari fratelli e sorelle, affido questo mio messaggio all’“Eco di Bergamo”, di cui il giovane sacerdote Don Angelo Roncalli fu apprezzato collaboratore. Quando poi il ministero lo portò lontano, egli ricevette sempre dalle pagine dell’“Eco” la voce e il richiamo della sua terra. Vi chiedo di pregare per me, mentre assicuro il mio ricordo e la preghiera per tutti voi, in particolare per i sofferenti, per gli ammalati – ricordando l’Ospedale cittadino che avete voluto dedicare a Papa Giovanni – e per il Seminario diocesano, tanto caro al suo cuore. A tutti invio, nell’imminenza delle feste pasquali, la Benedizione Apostolica.

L’AMORE DEL PADRE

10151326_252314451620635_7675814369483135767_nOmelia inizio pontificato di Giovanni Paolo II

Il 22 ottobre 1978, nell’omelia di inizio pontificato, papa Giovanni Paolo II ci implorava di… spalacare le porte a Cristo! “Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la Sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla Sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo Lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.”

GUARDA IL VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=FKg9MoF2F58

L’AMORE DEL PADRE

Diapositiva1Papa Giovanni XXIII – Discorso alla Luna (11 Ottobre 1962)

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera – osservatela in alto – a guardare a questo spettacolo. Gli è che noi chiudiamo una grande giornata di pace. Di pace. Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.
Ripetiamo spesso questo augurio! E quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”. Dite un poco: se domandassi, potessi domandare a ciascuno “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, “Ah, noi siamo i vostri figlioli più vicini, voi siete il Vescovo di Roma”.
Ma voi, figlioli di Roma, voi sentite di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella Provvidenza è stata chiamata ad essere, per la diffusione della verità e della pace cristiana. In queste parole c’è la risposta al vostro omaggio.
La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi diventato padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme, paternità e fraternità, è grazia di Dio. Tutto, tutto! Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà. Niente. Fratres sumus. La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è la luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare con la grazia sua tutte le anime.
Stamattina è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. Apparteniamo quindi ad un’epoca nella quale siamo sensibili alle voci dall’alto, e vogliamo essere fedeli e stare secondo l’indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto. Finisco dandovi la benedizione.
Accanto a me amo invitare la Madonna santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande mistero. Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato Efeso e le lampade accese intorno alla Basilica di là, che io ho veduto coi miei occhi – non a quei tempi, si capisce, ma recentemente – e che ricorda la proclamazione del dogma della Divina Maternità di Maria. Ebbene, invocando Lei, alzando tutti insieme lo sguardo verso Gesù benedetto, il Figliol Suo, ripensando a quello che è con voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace, e anche un poco di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione. Accoglietela di buon animo.
Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alle impressioni di questa sera! Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al cielo e davanti alla terra.
Fede, speranza, carità, amore di Dio, amore di fratelli, e poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene.
Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite “Questa è la carezza del Papa”.
Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualche… dite una parola buona: “Il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza”.
E poi tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre, sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.
Così dunque vogliate attendere alla benedizione che vi do e anche alla buona notte che mi permetto di augurarvi, con la preghiera però che non si cominci… solamente… Oggi noi iniziamo un anno, un anno, chissà… speriamolo bene! Il Concilio comincia e non sappiamo quando finirà, potesse finire prima di Natale, ma forse forse non riusciremo a dir tutto, a intenderci su tutto bene.
Ci vorrà un altro ritrovo, ma se il ritrovarci così deve sempre allietare le nostre anime, le nostre famiglie, Roma e tutto quanto il mondo tutto intero, vengano pure questi giorni, li aspettiamo in benedizione”.

GUARDA IL VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=QoShzJiwop4