… Complimenti al Ristorante SARACENO_ Cavernago Bg _ (1 stella Michelin) …

In tutto sono 10 i bergamaschi premiati.

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Ancora la famiglia Cerea: Da Vittorio conferma le tre stelle nella Guida Michelin. È tra i nove ristoranti più stellati d’Italia. Nella Bergamasca ci sono altre 9 ristoranti premiati nell’edizione 2018 della guida, tutti con una stella: Frosio (Almè), Antica osteria del Camelì (Ambivere), Il Saraceno (Cavernago), Casual (Bergamo), A’anteprima (Chiuduno), LoRo (Trescore), San Martino (Treviglio), Osteria della Brughiera (Villa d’Almè) e la novità Florian Maison di San Paolo d’Argon con il suo chef e patron Umberto De Martino.

Nella 63ª della Guida Michelin Italia, oltre alle nuovissime 3 stelle che brillano sulla cucina dello chef Norbert Niederkofler, al ristorante St. Hubertus, di San Cassiano, confermano di avere una cucina che «vale il viaggio», e quindi le tre stelle Michelin, i ristoranti dell’edizione 2017: Piazza Duomo ad Alba, Da Vittorio a Brusaporto, Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio, Reale a Castel di Sangro, Enoteca Pinchiorri a Firenze, Osteria Francescana a Modena, La Pergola a Roma, Le Calandre a Rubano. In tutto sono 356 i ristoranti stellati in Italia, 1 nuovo 3 stelle, 3 con 2 e 22 con 1. Una curiosità, la star dei chef televisivi Carlo Cracco perde una stella e scende a quota 1.

L’ex presidente di Facebook si pente: «I social sfruttano le debolezze psicologiche delle persone»

ap_17127236592719-e1510328734945-kudb-u433901007542388ipc-1224x916corriere-web-sezioni-593x443Sean Parker, l’hacker che ha fondato Napster e ha lavorato con Zuckerberg, fa mea culpa: «Solo dio sa cosa fanno queste piattaforme al cervello dei nostri bambini» di Luca Angelini
«Quando un network cresce fino a un miliardo o due miliardi di persone, cambia letteralmente la tua relazione con la società, con gli altri. Probabilmente interferisce in modo misterioso con la produttività in strani modi. Solo dio sa cosa stia facendo ai cervelli dei nostri bambini». Non, non è lo sfogo di un apocalittico tecnofobico. Sono parole di Sean Parker, l’hacker che a vent’anni fondò Napster e a 25 fu il primo presidente di Facebook (prima di esserne cacciato per una vicenda di cocaina). Quello che ha messo insieme l’idea di Mark Zuckerberg e i soldi di Peter Thiel (e che nel film The Social Network è interpretato da Justin Timberlake). Uno che, come ricorda in Move fast and break things Jonathan Taplin (che gli imputa non senza qualche ragione la distruzione dell’industria musicale nella quale lo stesso Taplin lavorava) pensa che sia «la tecnologia e non l’economia o il governo la vera forza trainante dietro i grandi cambiamenti sociali».
I pentiti della Silicon Valley: «Abbiamo creato la dipendenza da smartphone»
I social sfruttano le vulnerabilità psicologiche
Per questo fa una certa impressione leggere, come riporta su Axios Mike Allen, che l’ha intervistato a Filadelfia (qui il video), che il «nuovo» Parker, quello che presiede il Parker Institute for Cancer Immunotherapy, si proclama «una specie di obiettore di coscienza» in fatto di social media. Parker dice che i social, e Facebook prima di tutti, sono partiti da una domanda: «Come faccio a consumare la maggior parte possibile del vostro tempo e della vostra attenzione cosciente? E hanno perciò «sfruttato una vulnerabilità nella psicologia umana», ossia il bisogno di riconoscimento sociale («proprio la cosa che si sarebbe inventato un hacker come me»), e che lui stesso, Mark Zuckerberg e Kevin Systrom di Instagram «ne eravamo del tutto coscienti, ma l’abbiamo fatto comunque». Come? «Dandovi ogni tanto un po’ di dopamina, perché qualcuno mette “mi piace” o commenta una foto, un post o qualcos’altro». Quanto sia sincera l’autocritica di Parker (che è ancora nel board di Spotify) è da vedere. Ma sembra conscio di segnare un cambio di rotta, tanto che, tra il serio e il faceto, dice a Allen: «Credo che Mark Zuckerberg adesso bloccherà il mio account».
12 novembre 2017 (modifica il 13 novembre 2017 | 18:28)
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